Benvenut* all’ultimo appuntamento dell’anno.
Questa volta il tema (piuttosto ovvio, visto che oggi è il penultimo giorno del 2022) sono le conclusioni.
La conclusione di un periodo, di un’era, di un anno. Le conclusioni a cui arriviamo attraverso la nostra mente e i nostri ragionamenti (a volte per giunta errate, come accade alla condomina di questa settimana).
E poi ancora, la conclusione più valorosa ossia: la gratitudine.
Siccome siamo a fine anno vorrei parlare anche di liste (dei desideri, dei buoni propositi, dei pregi/difetti, ecc…ecc…)
Buona lettura e vi aspetto l’anno prossimo! Spero tornerete a leggermi!
PS: Il prossimo appuntamento con la newsletter sarà il 13 gennaio 2023. Se vi è piaciuto questo delirio, potete consigliarlo ad altri invitandoli ad iscriversi qui:
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“Quella linea”
Quella mattina ne apparve un’altra, era sicura di non averla avuta il giorno prima.
Era una linea decisa, posizionata sotto l’occhio sinistro, un tratto orizzontale che si diramava in due biforcazioni: una leggermente in sù verso la tempia e l’altra - che certamente si sarebbe prolungata nei giorni a venire- in giù verso la gota.
Eccola: una nuova ruga.
Cercò di correre subito ai ripari inondandola di siero all’acido ialuronico e vitamina C, un prodotto che le era costato ben cento euro dalla sua estetista di fiducia, la quale le aveva promesso miracoli con l’utilizzo di questo cosmetico all’avanguardia.
Si mise a massaggiarlo a lungo per farlo aderire bene. Quella linea sembrava esibirsi con tutta la sua fierezza e la sua perfidia di segno inesorabile del tempo, sembrava le urlasse a gran voce “Sono incancellabile! Sono imbattibile!”.
Sospirò per lo sconforto, i suoi sessantadue anni le si stavano dipingendo sul volto e lei non poteva accettarlo. Ogni giorno scandagliava la sua pelle, soprattutto quella del viso perché più esposta allo sguardo altrui, alla ricerca di nuove tracce, di solchi, di avvallamenti e cedimenti strutturali cercando disperatamente di salvare il salvabile dalla morsa della vecchiaia che avanzava. Quella linea però, non poteva nasconderla in alcun modo, nemmeno con il make-up. Era così netta e profonda che neppure lo stucco per i muri l’avrebbe levigata a dovere.
Applicò correttore e fondotinta e si rassegnò alla visibilità di quella crepa poiché si accorse di essere in ritardo alla sua lezione di disegno; quindi, rivolse un’ultima occhiata allo specchio e sconsolata si accinse ad uscire. Era la prima lezione dopo un’estate di fermo dove avrebbe conosciuto i suoi nuovi compagni di corso, soltanto lei aveva rinnovato l’iscrizione rispetto all'anno precedente e questo pensiero la sollevò, non avrebbe incontrato vecchie conoscenze e quindi nessuno si sarebbe accorto di quanto fosse invecchiata. E’ vero, erano passati solo quattro mesi ma le nuove tracce sul volto c’erano tutte, inutile negarlo, soprattutto intorno agli occhi, dove si sentiva più vulnerabile poiché solitamente è dove si posa l’attenzione altrui.
La lezione iniziò senza troppi intoppi fino a quando l’insegnante chiese ai partecipanti di formare delle coppie e di provare a ritrarsi a vicenda.
Una sua compagna di corso, una giovane poco più che trentenne, la indicò e chiese all’insegnante se poteva mettersi in coppia con lei.
Il panico.
Perché proprio lei? L’aveva scelta perché il suo volto era troppo pieno di particolari? O forse perché era il ritratto della vecchiaia? L’insegnante acconsentì, si trovò così davanti a sé questa ragazza, con il suo cavalletto, un foglio bianco e la sua grafite in mano.
Era il suo opposto: capelli corti neri con un taglio moderno lievemente spettinato sulle sommità, due piccoli profondi occhi scuri senza trucco, bassa di statura e snella, una salopette di jeans scuro troppo morbida rispetto la sua taglia che non le metteva in risalto nessuna alcuna forma e una t-shirt scura che azzerava il poco seno. Un viso acqua e sapone, quasi fanciullesco, in netto contrasto con due elementi distintivi della sua figura; due grossi piercing neri alle orecchie che le dilatavano in modo sproporzionato i lobi e tanti tatuaggi in bianco e nero sulle braccia.
Le sorrise in modo amichevole e le porse la mano:
-Piacere, sono Alice. -
Si asciugò la mano sudata sul suo vestito a fiori e le porse la sua:
-Piacere, Anna-
-Chi comincia per prima? -
Questa domanda la sollevò, se avesse iniziato lei avrebbe evitato l’imbarazzo di posare e di sentirsi addosso il suo sguardo e la prossima volta, con una scusa qualunque, avrebbe fatto in modo di non farsi ritrarre. Non poteva permettere in nessun modo di rendere indelebile il suo volto vissuto, addirittura farne un ritratto, la prova tangibile di quanto fosse vecchia, la mappatura precisa delle sue tanto odiate e odiose rughe!
-Comincio io, visto che sei così giovane e particolare, sei un bellissimo soggetto-
Cercò in questo modo di ingraziarsi la sua compagna.
-Bene! Anche se non sfuggirai al mio inesorabile tratto! - esclamò, facendole l’occhiolino.
Sembrava quasi una minaccia.
“Fossi in te non ci scommetterei” pensò tra sé e sé.
-Certo, non vedo l’ora! - mentì spudoratamente.
La ragazza si sedette di fronte e dopo qualche precisazione sull’angolazione della luce e sulla posa da tenere, si rese immobile per farsi ritrarre.
Durante tutto il tempo dell’esercizio sentii il suo sguardo addosso, proprio diretto ai suoi occhi.
Che avesse notato anche lei quella linea sotto le sue palpebre? Immaginò quella ruga prendere vita come un fiume in corsa, diramarsi e scavare come se la sua pelle fosse roccia friabile, la immaginò sempre più nitida e profonda, visibile.
Iniziò a sudare per l’agitazione, quella ragazza la faceva sentire osservata, denudata.
Non la conosceva neanche eppure i suoi occhi sembravano smascherare i suoi, come se avesse un luminol al posto dello sguardo, una lente implacabile che ingigantiva i suoi difetti, i suoi segreti, i suoi malcelati anni.
Cercò di finire in fretta il ritratto della ragazza per non dover più essere sottoposta al supplizio delle sue pupille costantemente addosso.
Glielo mostrò e Alice esclamò con grande entusiasmo:
-Ma che meraviglia! Sei un’artista fantastica! Si vede tutta l’esperienza nel tuo tratto! -
“Esperienza uguale vecchiaia, si è così, si è accorta dei miei segni, è un modo cortese di dire che sono vecchia!” rifletté tra sé e sé.
Alice le si avvicinò e con il palmo aperto della mano le accarezzò il viso sussurrandole:
-Grazie-
Fu un gesto inaspettato, sembrava quasi compassionevole.
“Mi sta compatendo? Lo fa perché mi vede come una vecchia bacucca decrepita? “ si sentì patetica e cercò di contenere questi pensieri paranoici.
Proprio in quel momento finirono le due ore di lezione quindi si salutarono, Anna sentì
nuovamente su di sé lo sguardo indagatore ed osservatore di Alice.
La lezione successiva fu ancora più catastrofica.
L'insegnante riformò le stesse coppie della volta precedente e svelò il suo secondo sadico esercizio:
“Ora vi mettete uno davanti all’altro, faccia a faccia e vi concentrate su un particolare del viso. Restate su quel particolare per almeno quindici minuti e cercate di memorizzare il più possibile ogni dettaglio. Al suono della mia sveglia precipitatevi a disegnare quel particolare soltanto, cercando di riportare tutto ciò che ricordate grazie alla vostra memoria visiva.”
Anna si fece prendere dall’ansia, quel giorno era certa che la sua ruga si fosse diramata ancora di più e non voleva assolutamente che la sua compagna di corso si focalizzasse su essa.
Quei quindici minuti furono una tortura. Alice la guardava in modo intenso ma non riusciva a capire quale particolare del suo volto avesse scelto come soggetto da copiare.
Sembrava quasi a suo agio di fronte a lei, così vicina e intensamente concentrata mentre Anna sudava, si agitava, muoveva le mani e se solo avesse potuto, sarebbe fuggita via da quel supplizio.
Allo scadere dei quindici minuti andarono tutti al rispettivo banco e Anna fu in difficoltà perché dall’agitazione non era riuscita a concentrarsi su alcun particolare della sua compagna.
Una volta finita la lezione, Anna trovò Alice fuori dalla scuola ad attenderla.
-Hey, ti stavo aspettando-
-Hey…- rispose imbarazzata
-Ho una cosa per te-
“No, no, no, non voglio vedere nulla! Voglio rimanere con il dubbio, non voglio vedere nessun mio ritratto e soprattutto che particolare hai scelto perché lo so per certo che quella ruga è stata la protagonista!” pensò.
-Ehm, grazie ma se è quello che penso non ci tengo molto a vederlo, non perché nutra dubbi sulla tua bravura ma credo di conoscere fin troppo bene il soggetto e non lo amo particolarmente” rispose in modo auto-ironico e scherzoso, per sdrammatizzare quel momento.
-Invece io penso che quel soggetto sia davvero un capolavoro e ho avuto il grande privilegio di poterlo ritrarre” affermò invece Alice, per niente intimidita dal suo tono disfattista.
Con malavoglia prese tra le mani il disegno, ancora avvolto da una cartelletta di cartone color carta da zucchero.
-Un’ultima cosa- aggiunse Alice -vorrei lo aprissi davanti a me, magari davanti ad un caffè, così ti potrai sdebitare del mio mancato ritratto, perché so bene che non sei riuscita a disegnare nulla della sottoscritta-
Anna si sentì scoperta e provò una profonda vergogna, ancora una volta quella ragazza la faceva sentire spogliata e inerme; quindi, si limitò a sillabare un flebile: -O-K-
Andarono al caffè di fronte alla scuola e Alice scelse un tavolino proprio in fondo al locale, lontano da ogni sguardo, persino distante dal bancone. Questo sollevò Anna perché così nessuno avrebbe sbirciato il suo ritratto, rendendo ancora il tutto più imbarazzante.
Alice la guardava con intensità, ad ogni occhiata sentiva le rughe farsi largo tra la pelle e come rivoli di pioggia prendere il sopravvento del suo viso.
Ordinarono da bere e attesero l’arrivo dell’ordine per avere la sicurezza che il barista le avrebbe lasciate consumare in pace senza più palesarsi.
-Ora lo puoi aprire- dichiarò Alice.
Anna fece un grande sospiro, sentiva addosso il peso della sentenza, la vita le stava chiedendo il conto, la sua vecchiaia si sarebbe manifestata di fonte ai suoi occhi, innegabile, nero su bianco, senza dubbi di sorta. Quel ritratto, era certa, l’avrebbe messa di fronte a sé stessa, come un Dorian Gray al femminile le avrebbe rivelato la sua caduca natura, sarebbe iniziato così per lei l’inesorabile consapevole declino.
Con mani tremanti aprì la cartelletta e piano piano sfilò il foglio da disegno.
Inaspettatamente non vide raffigurata nessuna ciglia, nessuna palpebra, nessuna pupilla, nessuna iride, nessuna borsa e soprattutto nessuna ruga, bensì la sua bocca.
Una bocca larga leggermente carnosa sulla parte inferiore, con i contorni regolari, con la parte superiore appena pronunciata e così ricca di particolari che stentava a riconoscere in sé.
Con gli occhi pieni di lacrime e di gratitudine guardò attonita Alice, la quale sussurrò:
-Io una bocca così bella in vita mia non l’ho mai vista! Grazie per avermi permesso di disegnarla- e improvvisamente la baciò.
-Verbale dell’assemblea di condominio-
Rumori Molesti =
—> Musica '“a bomba” dal primo piano:
“Wishlist” dei Pearl Jam
In questo clima di festa come non citare una classica rock ballad sulle liste dei desideri!
I wish I was a neutron bomb, for once I could go off
I wish I was a sacrifice, but somehow still lived on
I wish I was a sentimental ornament you hung on
The Christmas tree, I wish I was the star that went on top
Nella cassetta della posta=
Un libro: “Il dono della rabbia e altre lezioni di mio nonno Mahatma Gandhi” di Arun Gandhi
È tempo di feste, di condivisione di tempo e di spazi con i nostri affetti più cari. A chi soffre di nostalgia e magari quegli affetti non li ha più, consiglio questo libro di Arun Gandhi, colui che ha avuto il privilegio e il buon karma di essere nipote di quel grande uomo illuminato di Mahatma Gandhi. Proprio così, niente di meno che Bapuji Gandhi (Nonno Gandhi).
Il saggio racconta del periodo di formazione di due anni vissuti da Arun in India accanto a suo nonno. Il libro si divide in undici capitoli che racchiudono lezioni davvero importanti che tutti dovremmo imparare e che lui generosamente ha voluto condividere con il mondo intero:
1- Usa la rabbia a fin di bene
2- Non avere paura di prendere posizione
3- Apprezza la solitudine
4- Sii consapevole del tuo valore
5- Le menzogne sono una zavorra
6- Lo spreco è una forma di violenza
7- L’educazione non violenta
8- La forza dell’umiltà
9- I cinque pilastri della non violenza
10- Preparati a essere messo alla prova
11- Lezioni per il presente
Direi che questo libro può far partire con il piede giusto il nostro 2023 e aiutarci ad essere migliori.
Locale pattumiere =
—> Qualcosa per cui vale la pena vivere/ da non buttare:
il bullet journal.
Per chi si chiede che cosa sia, ecco un breve riassunto:
“Il bullet journal è un’agenda, un diario personale, una lista di cose da fare: il bullet journal è questo, e molto altro. Il metodo, inventato da Ryder Carroll, vi permetterà di pianificare il futuro, organizzare il presente e tenere traccia del passato. Insomma, se state cercando un modo per rimanere in pista e per vivere la quotidianità con più precisione e serenità, questo sistema potrebbe fare al caso vostro.
Amerete il bullet journal se…
-Siete persone che hanno bisogno di tenere sempre tutto sotto controllo;
-Siete persone che desiderano organizzarsi, ma non siete mai riuscite a farlo;
-Siete persone creative, a cui piace scatenare la fantasia;
-Avete un vero e proprio feticcio per cancelleria: colori, pennarelli, matite, stikers, evidenziatori, gomme, penne…
-Vi piace ritagliarvi degli spazi di riflessione tutti vostri;
-Adorate la carta e vi sentite un po’ invasi dalle app di pianificazione;
-Per ogni occasione stilate una lista (tipo questa);
-Nessuna delle opzioni precedenti, ma siete curiosi e volete semplicemente provare.”
Fonte: Il Libraio
Personalmente lo adoro; ne creo continuamente, faccio le mie liste, poi li smonto, li rimonto, li butto, li copio e li ricopio, creo altre liste e via all’infinito.
E’ un modo efficace e creativo per tenere “sotto controllo” la mia vita, le mie passioni, i miei stati d’animo, le cose da fare, ciò che ho vissuto, tenere traccia di ciò che ho letto, visto, sperimentato e ciò che mi piace (o che non mi piace). E’ utilissimo per tirare le conclusioni dell’anno appena trascorso e/o per iniziare la mappatura del nuovo anno che verrà, aiutandoci ad impostarlo con i buoni propositi, con le liste di progetti, di nuove idee, di nuove attività. Insomma, per una buona partenza. Vi confesso che lo faccio anche per potermi ricordare in futuro -quando sarò una vecchietta “rinco” senza memoria - di ciò che sono stata, come ho vissuto e di tutte le esperienze che ho fatto.
—> Nel bidone della carta:
Le liste dei nostri difetti, da buttare sì, non prima però di averne tenuto conto e di averci fatto sopra una sentita riflessione :)
“Nel periodo che trascorsi con lui a Sevagram, mi fece scrivere un elenco delle mie debolezze e cattive abitudini, per mostrarmi dove concentrare il mio impegno e migliorarmi. Devi conoscere i tuoi punti deboli, mi spiegò, per poterli tramutare in punti di forza. Il tuo obiettivo è diventare ogni giorno migliore di ieri. Una volta avviata, la trasformazione ha un effetto a valanga. Io ho improntato l’intera vita nel tentativo di seguire questa massima.”
-Il dono della rabbia e altre lezioni di mio nonno Mahatma Gandhi-
Arun Gandhi
L’ascensore della gratitudine =
—> Grazie a:
…le liste dei “grazie”!
In quanto buddista è una mia pratica quotidiana tenere conto, a fine serata, di tutto ciò per cui sono grata e i nomi delle persone che sento di dover ringraziare. Lo faccio spesso anche nei miei diari, in forma scritta, per ricordarmi che niente è scontato. Trovo sia una routine positiva che alimenta benessere e gioia. Per questo vorrei citare ancora il saggio che vi ho consigliato nella sezione “Nella cassetta della posta”:
“Se la gratitudine non vi viene naturale, potete apprenderla facilmente. Soffermatevi per qualche minuto ogni giorno a contemplare un tramonto o un fiore appena sbocciato, o ad ascoltare la risata di un bambino. Guardate la vostra vita dall’esterno e immaginate quante persone a questo mondo sarebbero felici di trovarsi dove siete voi. Scrivete un elenco di tutto ciò che apprezzate della vostra famiglia e dei vostri amici e poi tenetelo in un cassetto, per rileggerlo nei giorni in cui avrete bisogno di rammentare a voi stessi che la gratitudine viene da dentro, non da fuori. Commettiamo una violenza contro noi stessi quando ci concentriamo su ciò che manca invece di ringraziare per i doni che ci sono stati concessi. Non serve seguire una particolare religione e nemmeno credere in Dio per apprezzare i prodigi e i misteri dell’universo; li abbiamo sempre davanti agli occhi. Una maggiore gratitudine cambierà il nostro atteggiamento e il nostro modo di vedere il mondo. Fin troppo spesso ci paragoniamo a chi ha più di noi, mentre la gratitudine per ciò che abbiamo ci induce ad avere compassione nei confronti di chi ha bisogno del nostro aiuto.
-Il dono della rabbia e altre lezioni di mio nonno Mahatma Gandhi-
Arun Gandhi
Messaggi in bacheca=
C’è una pagina Instagram chiamata I-D Italy che visito molto spesso ed è un vero e proprio magazine online che tratta di moda, arte, musica, cultura. Mai banale, anticonformista, sempre sul pezzo e all’avanguardia, è uno di quei profili che guardo con più curiosità ed attenzione.
A proposito di liste questo magazine per queste feste ci consiglia i 15 film NON SCONTATI da vedere durante le vacanze invernali. Mica poco.
Comunicazioni dall’Amministratore Condominiale (CrisEffe)=
«Volevo dedicarmi a quegli stati dell’animo che non hanno lo status di malattia e che i dottori non degnano di attenzione. Tutte queste timide emozioni, i moti interiori, a cui nessun terapeuta si interessa perché probabilmente troppo piccoli e incomprensibili. Ciò che proviamo quando l’estate finisce di nuovo. O quando capiamo di non avere più tutta la vita davanti per poter trovare il nostro posto nel mondo. O anche i sottili dispiaceri per quando un’amicizia rimane in superficie e bisogna continuare la ricerca di un confidente. La malinconia che ci coglie la mattina del compleanno. La nostalgia dell’aria che respiriamo nell’infanzia. E cose del genere.»
-Jean Perdu -
Prendo ispirazione da questa citazione dov’è descritta alla perfezione la malinconia sperimentata dalle anime sensibili. L'autrice le ha chiamate "timide emozioni" o "moti interiori"; sono quei malesseri di pancia che t’assalgono all'improvviso, sono quelle nostalgie che hanno l'odore della tristezza, quelle sensazioni che ti attaccano la gola e che ti fanno venire un po’ di luccichio nello sguardo se non addirittura un vero e proprio magone.
Lei ne ha elencate alcune, io provo a continuare la mia lista della malinconia:
-Quella sensazione di noia delle domeniche pomeriggio invernali.
-Il cellulare che non dà segni di vita per ore se non per giorni perché nessuno ti scrive.
-La sensazione che si prova il lunedì mattina nel varcare il portone dell'azienda in cui lavori.
-Quella tristezza che provi nel leggere conversazioni o mail di persone con cui non parlerai più.
-Quello che scatenano certe foto.
-Il guardarsi allo specchio quando non ti piaci.
-La melodia delle campane che annunciano un funerale.
-Certi sfuggenti scambi di sguardi con persone che non puoi/vuoi/riesci a salutare.
-Quel subbuglio allo stomaco quando pensi ai luoghi che non visiterai mai o quando col naso all'insù vedi le strisce bianche degli aerei nel cielo e tu per l'ennesima volta hai ancora i piedi ben ancorati a terra (ossia la voglia di partire senza poterlo fare)
-Quel silenzio che si crea dopo un'incomprensione con qualcuno di importante.
-La mancanza di speranza quando non riesci ad ottenere ciò che volevi.
-La frustrazione della pagina bianca.
-Ricordare certi giorni sprecati o lasciati indietro che non torneranno, quel rimpianto del non avere fatto quando avevi l'età giusta per farlo (ossia la presa di coscienza del tempo andato e che non tornerà più).
-L'impotenza di fronte a certe realtà, soprattutto se ci toccano da vicino.
-La delusione di una promessa non mantenuta.
Anime dagli occhi asciutti ma dal cuore bagnato, facciamoci del male, aggiungete altre timide emozioni a questa lista, navighiamo insieme in queste bolle blu. Potete farlo qui :
oppure potete contattarmi privatamente alla mail: criseffe@substack.com
Grazie infinite, mi fa proprio piacere ti sia piaciuto
complimenti , che bello questo racconto, lungo , dettagliato, articolato , emozionante e con un degno finale che racchiude in se un bellissimo messaggio ... non giungere mai a conclusioni affrettate e molto spesso errate . molto brava Cristina