Benvenut* al primo appuntamento dell’anno.
Sono stata latitante per parecchio tempo e per questo mi scuso con chi mi ha dato subito fiducia e poi si è subito ritrovat* orfan* della newsletter. Proverò a non rifarlo più, ma non lo prometto! :P
Questa mia latitanza (obbligata, ma non starò a raccontarvi le mie vicissitudini/disgrazie) mi ha fatto riflettere però sul tema da trattare in questo nuovo post ossia: le tracce.
Le tracce che lasciamo: macchie, segni, segnali, odori, impronte digitali, orme.
Le nostre eredità.
I condomìni ne sono pieni quindi direi che è un tema che non poteva mancare in questo improbabile palazzo.
L’inquilino che vi presento in questa puntata è il più piccolo abitante che sia mai vissuto nel condominio; è un bambino, si chiama Lorenzo e ci porterà con lui nella sua più entusiasmante avventura, alla ricerca di una traccia…una traccia Altissima e Suprema. Chissà di che cosa si tratta! Non vi resta che leggere il raccontino per scoprirlo!;)
Buona lettura quindi!
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Un’indagine odorosa
Lorenzo non riusciva a togliersela dalla testa la frase del parroco:
“Se farete i bravi, se non commetterete peccati allora arriverete a sentire il profumo di Dio”.
IL PROFUMO DI DIO???!!!
Fino a quel giorno non aveva minimamente pensato che Dio potesse avere un profumo.
Che profumo può mai avere Dio?
Non credeva però che lo avrebbe scoperto facendo il bravo, lui credeva soltanto alle parole di nonno Alfio che era solito affermare con foga:
“Quei preti lì sono tutti ciarlatani, non credere mai a quello che dicono, per una verità sputata hanno quattro bugie in tasca!” Lui credeva al nonno, mica al prete. Andava a catechismo solo perché lo obbligava la mamma ma riusciva a svignarsela spesso, preferiva passare il tempo ad esplorare come un vero investigatore, la stessa passione del nonno.
Così quel giorno decise di intraprendere l’indagine più importante della sua adolescenza: scoprire qual è il profumo di Dio.
Andò subito nella sua cameretta e aprì il suo bauletto segreto contenente la divisa dell’ispettore Alfio, anche lui infatti - proprio come un supereroe - aveva una maschera bella e buona. Estrasse la cosa più importante: il gilet senza maniche beige, quello con le tasche da pescatore in cui poteva infilare tutti i suoi attrezzi. Se lo portò al naso per qualche minuto. Si sentiva ancora il profumo del nonno ma ormai era quasi impercettibile. Di solito lo chiudeva velocemente nella busta di cellophane per trattenerlo il più possibile ma questa volta era un’indagine troppo importante per non utilizzarlo. Suo nonno ne sarebbe stato orgoglioso. Un dubbio si affacciò nella sua testa: E se Dio avesse l’odore del nonno? Sicuramente Dio profumava di buono e suo nonno Alfio, quando era in vita, aveva un odore buonissimo. Un misto tra il pino silvestre del suo abituale docciaschiuma e il profumo di menta del suo dopobarba, mescolato all’odore di vaniglia e tabacco della sua pipa e l’odore di segatura e legno. Il suo caro nonnino era stato un falegname e fino all’ultimo giorno della sua vita lo aveva trascorso tra trucioli e assi, immerso nei suoi lavoretti, tanto da assorbire tutte le fragranze del legno.
Pensò che non tutti i nonni avevano lo stesso profumo e se Dio ne aveva uno, allora doveva profumare con tutti i profumi dei nonni del mondo. Scacciò quindi dalla testa questa stupida ipotesi.
Estrasse dal suo bauletto gli occhiali rossi. Erano di plastica dura, rosso fuoco e tondi come quelli di quel cantante che piaceva tanto a suo papà, uno chiamato John qualcosa. Si ricordava quanto era buffo il nonno con quegli occhiali ma fin quando era stato in vita non se ne era mai preoccupato, gli piaceva essere estroso e anticonvenzionale. Se li mise addosso nonostante fossero molto più grandi del suo faccino di bimbo ma senza di quelli non avrebbe potuto avere lo stesso sguardo indagatore e acuto che aveva il suo amato trisavolo. Come due piccoli gioielli svelò dalla loro custodia la bussola e la lente d’ingrandimento. Luccicavano ancora, ogni volta che li riponeva dentro al baule si preoccupava di spolverarli e lucidarli, sapeva quanto il nonno ne fosse geloso e quanto teneva alle sue cose e lui non avrebbe mai voluto deluderlo.
Li infilò nelle tasche del gilet più grande di lui di almeno tre taglie e chiuse il suo fortino. Ora era pronto per la caccia al profumo di Dio.
Iniziò a pensare da dove partire, Nonno Alfio avrebbe cominciato dalla casa del sospettato. Dove abitava Dio? Decise quindi di andare in chiesa. Fortuna volle che Lorenzo abitasse proprio di fronte alla parrocchia altrimenti la mamma non lo avrebbe lasciato uscire e non avrebbe potuto iniziare la sua indagine.
Entrò nella navata centrale della chiesa, a quell’ora del pomeriggio totalmente vuota e buia.
Annusò l’aria: incenso. Nooooo!!! Troppo scontato che Dio avesse quel profumo lì!
Poi gli venne l’idea di uscire nel retro, dove si trovava il piccolo cimitero del paese. D’altronde chi meglio dei morti potevano essere simili a Dio? In fondo i defunti si trasformano in spirito e il prete lo dice sempre che Dio è Spirito Santo.
Camminò tra le lapidi di marmo e il pizzicore dei fiori marci e della terra arsa gli fecero storcere il naso. No, il profumo di Dio non poteva di certo essere catturato in un posto così, dove c’erano soltanto esseri umani o fiori in decomposizione.
Tornò a casa sconsolato e iniziò a pensare che il profumo di Dio dovesse per forza essere qualcosa di buono e pregiato. Andò in bagno e rovistò tra i barattoli della mamma.
La prima cosa che scorse fu un barattolo di crema, aprì il tappo e immerse il naso così tanto che si ritrovò la punta bianca, come gli accadeva spesso con il gelato. Sì, quello era l'odore della mamma. Si presentava però lo stesso dubbio del profumo dei nonni: se il Signore avesse lo stesso odore della pelle della mamma, dovrebbe avere l’odore di tutte le mamme del mondo. Scansò l’idea e sconsolato andò in cucina.
E se Dio avesse l’odore di cibo? Il prete lo diceva spesso, durante la messa, riferendosi all’ostia: “questo è il mio corpo, prendete e mangiatene tutti”. Pensò alle pietanze più buone che gli venivano in mente: la pizza, il pane appena sfornato, il ragù, la frittata, il pollo, le lasagne, le costine, la frittura di pesce, i biscotti, la torta di mele, la cioccolata calda. Ancora una volta dovette arrendersi; di certo Dio non poteva avere il profumo di tutte le pietanze più golose altrimenti la sua casa non sarebbe stata una chiesa ma una rosticceria!
Quella sera, pieno di sconforto, si mise sotto le coperte con la torcia e iniziò ad annusare le lenzuola e il cuscino. L’odore di bucato era sicuramente un buon profumo ma lui sapeva bene che era dato dagli ammorbidenti creati dagli esseri umani con le loro industrie chimiche e Dio sicuramente aveva un odore tutto suo, una fragranza nata prima di tutte le fragranze, il big bang dei profumi.
La mattina dopo il papà lo svegliò di buon’ora per andare a trascorrere il weekend in montagna. Con l’automobile attraversarono parecchie città e si rese conto di quanto le industrie, le automobili, i fumi scuri dai camini dei palazzi e tutto lo smog di cui era intrisa l’aria dovesse fare arricciare e starnutire il povero Dio. Si chiese se tutto quell’olezzo arrivasse fino in paradiso e cosa ne pensasse il Signore, se arrivasse a coprire pure il suo di profumo ma scongiurò questa ipotesi, doveva essere troppo lontano, altrimenti Dio si sarebbe infastidito e avrebbe fatto sicuramente qualcosa per porre fine a quello scempio d’aria.
Nello chalet in cui alloggiarono sembrava di vivere ogni istante Natale.
Il piccolo Lorenzo ebbe un lampo di genio: si, Dio sicuramente aveva l’odore di pino o forse l’odore dei biscotti allo zenzero. Che avesse il profumo di zabaione o di polenta? No, questa indagine era fallita il giorno prima, Dio non poteva profumare di cibo. Annusò la neve ma non riuscì ad afferrare nessun odore. Un pensiero terrificante gli inchiodò il respiro:
E se Dio non avesse nessun profumo???
Il panico lo assalì e lo turbò talmente tanto che suo papà si accorse del suo malumore.
Non poteva spiegargli il suo tormento e così, alla richiesta di cosa avesse, si inventò che si sentiva annoiato e che restare chiuso in casa con tutta quella neve fuori gli metteva malinconia. Suo papà quindi corse subito ai ripari, preparò zainetto e ciaspole e si misero subito in viaggio.
Attraversarono le piste di sci e numerosi boschi coperti di un bianco candore e camminarono, camminarono fino ad una cima altissima. Il sole era ancora alto ed il cielo era terso, limpido, abbagliante con tutta quella neve che ne risaltava l’intensità celeste.
Arrivarono alla punta più alta affaticati e stanchi. Lorenzo si sentiva mancare il fiato e una volta raggiunta la cima, con tutto attorno le catene montuose a fare da cornice ad una vista mozzafiato, respirò a pieni polmoni l’aria, come se respirasse per la prima volta.
L’aria era così satura e leggera allo stesso tempo, così pulita e fresca, così pungente ma ricca di ossigeno, così pura e immacolata e aveva un profumo unico, un profumo che si può sentire soltanto…quando si è vicini a Dio! Ne era convinto, quello era il profumo di Dio! Lorenzo ne era certo, su quella cima era riuscito ad annusare il Suo profumo!
Guardò il cielo e vide formarsi una piccola nuvola bianca che sembrava il profilo di un volto; Nonno Alfio gli stava sorridendo, dal paradiso orgoglioso e fiero gli stava gridando:
“Bravo Lorenzino! Missione compiuta!”
-Verbale dell’assemblea di condominio-
Rumori Molesti =
—> Musica '“a bomba” dal primo piano, appartamento I:
“ If You’re Gonna Break My Heart” degli Inhaler
If you're gonna break my heart
Smash it to pieces
'Cause I'm not gonna need it
As much as I do right now
Loro, gli Inhaler, stanno lasciando sicuramente una bella traccia del loro passaggio. Si lo so, è un consiglio scontato perché loro sono la band del momento, il cui singolo (il titolo che ho citato) viene trasmesso ad ogni ora del giorno su tutte le radio ma questa ballad mi piace troppo e se una cosa mi piace troppo devo condividerla!
—> Musica '“a bomba” dal primo piano, appartamento II:
“ My cosmos is mine dei Depeche Mode
A proposito di segni e segnali, ieri è stato lanciato su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo dei Depeche Mode, in previsione dell’uscita del nuovo album “Memento Mori” annunciato per il 24 marzo 2023.
Io sono già stata folgorata. Ascoltatelo.
—> TV accesa a tutto volume su:
“Non così vicino” regia di Marc Forster, con Tom Hanks
Ammetto di non averlo visto al cinema ma ho letto il romanzo da cui è tratto questo film ma spulciando qua e là nelle recensioni pare che sia da vedere e che faccia commuovere (e tanto!). La mia intenzione è di andarlo a vedere quanto prima indi per cui vi aggiornerò.
Il romanzo da cui è tratto si chiama “L'uomo che metteva in ordine il mondo” scritto da Fredrik Backman e a me è piaciuto tantissimo. E’ la storia di Ove, il classico pensionato rompiballe arrabbiato con il mondo che non vorremmo mai avere nel nostro condominio. Ove, dopo la scomparsa della sua adorata moglie, vorrebbe farla finita per raggiungerla ma per varie ragioni, tra cui un vicinato alquanto impertinente e ficcanaso, non ci riuscirà e inizierà a fare i conti con la sua bontà d’animo molto sopita e nascosta, scoprendo che forse, anche alla sua età, c’è sempre qualcosa per cui vale la pena vivere.
La morte è una cosa curiosa. Viviamo tutta la vita come se non esistesse, ma il più delle volte è una delle ragioni in assoluto più importanti per vivere. Alcuni di noi ne diventano consapevoli così in fretta che vivono più intensamente, più ostinatamente, e in maniera più furiosa. Altri necessitano della sua costante presenza per sentirsi vivi. Altri ancora finiscono per accomodarsi nella sua sala d’attesa molto tempo prima che lei abbia annunciato il suo arrivo. La temiamo, eppure la gran parte di noi teme soprattutto l’eventualità che colpisca qualcun altro, qualcuno a cui vogliamo bene. Perché la più grande paura legata alla morte è che ci passi accanto. Che si prenda chi amiamo. E che ci lasci soli.
L'Uomo Che Metteva in Ordine Il Mondo - Fredrik Backman
Nella cassetta della posta=
Un racconto: “Le parole come macchie” di Annie Ernaux.
Lei, Annie Ernaux, certo non ha bisogno di presentazioni: scrittrice francese, Classe 1940, Premio Nobel per la Letteratura 2022. Basta solo quest’ultima dicitura per farci un’idea di chi sia. Voglio presentarvi questo suo racconto, di cui mi sono perdutamente innamorata. In questa pagina potete leggerlo o anche ascoltarlo via audio.
Vorrei che le mie parole fossero come macchie, mute e pesanti,
alle quali non ci si può sottrarre.
Le parole come macchie - Annie Ernaux
Locale pattumiere =
—> Qualcosa per cui vale la pena vivere/ da non buttare:
la vita stessa.
—> Nel bidone della carta:
“La vita di chi resta“ di Matteo B. Bianchi.
Un libro che tratta il suicidio dalla parte di chi lo ha “subìto”, dalla parte di coloro che restano. Un libro non facile, lo ammetto, ma uno dei pochi che tratta il tema dei “sopravvissuti” ossia dei parenti, degli amici, degli amanti di coloro che hanno dovuto affrontare il suicidio di un loro caro. Perché lasciamo tracce anche quando pensiamo/speriamo di svanire. E queste sono tracce dolorose e incancellabili. E’ interessante capire cosa accade alla vita degli altri quando decidiamo di compiere un gesto così forte e assoluto come il toglierci la vita.
“Quando provi un grande dolore ti dicono: bisogna andare avanti. Ma, in realtà, bisogna andarci attraverso”.
La vita di chi resta - Matteo B. Bianchi
L’ascensore della gratitudine =
—> Grazie a:
chi ci ha lasciato. Per quello che ci ha donato, per quello che non ci ha donato, per le sue presenze e per le sue assenze. Per tutto ciò che ci ha lasciato in eredità, soprattutto a livello umano, emotivo, spirituale. Per chi se n’è andato, in qualsiasi modo, fisico o soltanto per aver scelto un’altra strada. Ciò che conta è stato il passaggio, la strada condivisa, la fortuna di essere stati due binari paralleli che ogni tanto si intersecavano e da cui nascevano fiori, poesie, meraviglie, sentimenti ma anche scontri, scintille, stridii, incomprensioni. Tutto ciò che ci ha elevato, fatto crescere, fatto maturare, cambiare, evolvere.
Messaggi in bacheca=
A proposito di tracce che lasciamo, se c’è un tema che mai più di ora va affrontato è la sostenibilità e la decisione di lasciare ai nostri eredi un mondo migliore e di riuscire in qualche modo a salvarlo, se non altro a limitare i danni che fino ad ora gli abbiamo inferto. Vi volevo consigliare a tal proposito questo magazine online chiamato “Innesti”.
Cito dal loro manifesto: “INNESTI è un luogo unico, dove vivere una nuova quotidianità e immaginare un futuro sostenibile. Un luogo in cui ci si mette nei panni dell’“altro” per ritornare a sé, più consapevoli del cambiamento che possiamo rappresentare.”
Il magazine è diviso in quattro macro-temi:
-natura e ambiente
-cibo e dintorni
-cultura urbana
-stili di vita
Temi esplorati ed affrontati all’insegna della sostenibilità appunto. In questo numero si parla di “Identità”, quale argomento migliore visto che in questa newsletter si parla di impronte, di lasciare il segno, di lasciare traccia con il nostro passaggio nel mondo?
Vi consiglio anche di leggere l’articolo della sezione “cultura urbana” sul come la letteratura/lettura ci aiutino a costruire una vera identità. Un articolo veramente interessante per chi è bibliofilo come me.
I libri non risolvono problemi di tipo pratico. Non fanno superare le crisi economiche, non scongiurano le guerre, non provocano la caduta dei peggiori governi, non evitano calamità private quali i divorzi o le liti coi parenti. Non riportano al presente gli amori perduti. E tuttavia, possono salvare la vita.
Comunicazioni dall’Amministratore Condominiale
Questa newsletter - lo avrete notato - è un pò malinconica, pervasa dallo spirito della morte. Non entrerò nei dettagli della mia vita privata ma era necessario per me che uscisse questo “fantasma”, parlarne anche se in modo indiretto.
Se volete approfondire, fare domande, se avete richieste, se c’è qualche argomento che vorreste trattare nel condominio, magari anche qualche argomento un po’ più allegro e “vivo”, se c’è qualcosa che vi incuriosisce e ne volete parlare con me, non fate i timidi, potete farlo qui :
oppure potete contattarmi privatamente alla mail: criseffe@substack.com
Sì sì guarda oggi me li sono riletti tutti
Adoro leggerti, grazie CRI